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Guerra dimenticata, Europa senza bussola

Nel sud della Siria, una comunità viene sterminata. Villaggi drusi accerchiati, civili giustiziati, un governo che finge di controllare mentre lascia fare. A nord, i cristiani spariscono dalle mappe. Ma tutto questo, per la stampa europea, non esiste. O meglio: esiste solo se può servire a parlare di Gaza.

Nel sud della Siria, una comunità viene sterminata. Villaggi drusi accerchiati, civili giustiziati, un governo che finge di controllare ma intanto lascia fare. A nord, i cristiani spariscono dalle mappe. Ma tutto questo, per la stampa europea, non esiste. O meglio: esiste solo se può servire a parlare di Gaza.

Le tragedie parallele del Medio Oriente — Siria, Libano, Yemen — vengono utilizzate non per essere raccontate, ma per essere confrontate. Non hanno diritto a una narrazione autonoma. I morti drusi diventano strumenti retorici che individuano sempre Israele come unico colpevole. I cristiani perseguitati vengono ricordati solo quando possono far comodo in una battaglia ideologica. Tutto il resto — numeri, nomi, storie — è silenzio.

L’Europa, in balia del nulla

In questo scenario, l’Europa è spettatrice muta. Nessuna azione diplomatica seria, nessuna visione strategica. Solo reazioni riflesso, editoriali automatici, comunicati senza eco.Il conflitto israelo-palestinese ha segnato una frattura definitiva: l’Europa non è più un attore del gioco, ma solo uno spettatore dell’indignazione.

Accetta di essere parte passiva di una rappresentazione mediatica scritta altrove. Si adegua. Si commuove a comando. Si indigna a rotazione. E intanto perde ogni ruolo. Oggi, in Medio Oriente, nessuno guarda più a Bruxelles per sapere cosa succederà domani.

Fanatismo geograficamente rilocalizzato

C’è però un’altra verità che la stampa evita con cura: mentre i gruppi jihadisti perdono potere sul campo, soprattutto in Siria e in Iraq, la loro narrazione si è spostata in Europa.I movimenti propal sono più aggressivi proprio qui, nelle piazze e nelle università europee, perché il fronte militare jihadista è in crisi. Quello mediatico no.

Lì perdono terreno. Qui guadagnano consenso.

Perché in Europa, mentre si tace sul massacro dei drusi e si ignora l’esodo cristiano, si può ancora raccontare la favola che Israele è il solo nemico e che tutto il resto del mondo è una vittima muta. Una favola che fa comodo a molti. E che costa la verità a tutti.

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