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TUTTI CON HAMAS (fino alla sconfitta)

La grande manifestazione della sinistra unita verso il referendum

La grande manifestazione della sinistra unita verso il referendum

Quando la sinistra italiana trasforma Gaza nell’ultima spiaggia per non scomparire
Il 7 giugno, a Roma, si terrà una grande manifestazione “contro il massacro del popolo palestinese”. In prima fila: PD, M5S e Verdi-Sinistra. Sul palco: bandiere, slogan, richiami alla coscienza morale. Dietro le quinte: una disperata battaglia per il quorum.

La data è tutto fuorché casuale: il giorno dopo, l’8 giugno, si vota per i referendum su cittadinanza e lavoro, cavalli di battaglia della sinistra progressista. Una campagna in affanno, sfilacciata, invisibile. Gaza diventa la miccia per riaccendere la mobilitazione. Ma non si può dire. E così lo si traveste da appello umanitario.

Il Giornale lo scrive chiaramente: “Ultima spiaggia per il quorum”. Ma a dare il tono ufficiale è Repubblica, con Gabriella Cerami: “Il popolo progressista si ritroverà in piazza per dire basta alla carneficina”. Nessuna riflessione sul tempismo. Nessun dubbio sull’opportunità. Nessuna distinzione tra mobilitazione morale e strumentalizzazione politica. La piazza diventa inevitabile. Automaticamente giusta. Moralmente obbligata. E chi non partecipa? È complice. Il frame è già pronto, e Gaza è solo lo sfondo.

Questa piazza non nasce dalla forza di un’idea. Nasce dal vuoto. La sinistra non ha più parole sul lavoro, sulla redistribuzione, sulla giustizia sociale. Allora si aggrappa a Gaza. Non per risolvere un conflitto, ma per costruirne uno qui, in Italia. Simbolico, urlato, polarizzante. Il nemico è chiunque non scenda in piazza. Il campo è diviso: chi è con noi, chi è contro. Fine della complessità.

Non si tratta più di un appello morale, ma di un vero esercizio di marketing politico, costruito sulla pelle dei gazawi sofferenti. La loro tragedia diventa scenografia di un’unità apparente, costruita per un giorno solo, con un obiettivo soltanto: portare qualche punto percentuale in più al referendum del giorno dopo. Nessuna voce viene data a chi non è utile alla narrazione. Nessuna ambiguità viene ammessa, perché disturberebbe la messa in scena.

Il 7 giugno sarà una grande manifestazione. Con striscioni, bandiere, megafoni. Con le lacrime giuste e le colpe sbagliate. Con gli slogan già pronti e i silenzi già scritti. Un’esibizione di coscienza collettiva. Ma in realtà, solo l’ennesimo disperato tentativo della sinistra italiana di mostrarsi unita, almeno per un giorno. E magari, di portare qualcuno a votare il giorno dopo.

Tutti con Gaza, dicono. Ma Gaza non li ha chiamati.
Tutti con Hamas, nei fatti. Anche se nessuno lo ammetterà.
Fino alla sconfitta. La loro, quella di una sinistra che ha smesso di pensare e ha scelto di gridare.
E di chi ha trasformato la sofferenza di Gaza in una passerella per restare a galla.
Non per aiutare i gazawi. Ma per aiutare sé stesso.

La redazione di Free4Future

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