Free4Future
Hate Crimes Grooming Gangs

Stupri di bambine in UK: sono crimini di odio razziale, perché abbiamo paura di dirlo?

Definire gli stupri sistematici come crimini di odio non una questione nominalistica ma una premessa indispensabile per affrontarli, insieme al male profondo delle nostre società disintegrate.

Definire gli stupri sistematici come crimini di odio non una questione nominalistica ma una premessa indispensabile per affrontarli, insieme al male profondo delle nostre società disintegrate.

Il nostro mondo si trova davanti una verità spaventosa che non vuole vedere. Continua a immaginarsi un Eden multietnico che non esiste, e potrebbe non esistere mai. Persino dopo vent’anni di stupri, persino dopo le inchieste, i processi, le testimonianze delle vittime, il Regno Unito (il più colpito, ma non l’unico colpito) è impotente. Storie che non vorremmo conoscere, ma che racconteremo con esempi terribili. 

Hate Crimes Grooming Gangs
Sono crimini di odio, perché negarlo? – Free4Future

La resistenza ad affrontare una verità evidente, come la dimensione endemica delle violenze e soprattutto la cecità di fronte a uno scontro di culture che va innanzitutto riconosciuto, e poi curato, ha determinato risultati orwelliani, come la persecuzione delle vittime.

Il Regno Unito non vuole vedere e invece di colpire i colpevoli minaccia, insulta, talvolta punisce le vittime che gli gettano in faccia una realtà scomoda, e spaventosa. 

Migliaia di ragazze britanniche ridotte a schiave sessuali da gang pakistane. Migliaia di casi che sarebbero già orribili uno a uno, ma che danno le vertigini quando si affronta non solo la brutalità dei crimini, ma anche la loro natura razzialmente motivata. Una natura su cui le istituzioni tacciono, combattendo anzi una guerra difensiva che travolge proprio i più deboli, quelli che le istituzioni dovrebbero proteggere: le vittime, le loro famiglie.

Come una ferita che non si vuole guardare, la vicenda delle Grooming Gangs ha messo in luce una realtà difficile da accettare. Per anni, bande composte principalmente da uomini pakistani hanno sistematicamente preso di mira giovani ragazze bianche, mentre le autorità chiudevano gli occhi per timore di essere accusate di razzismo[1].

E non solo le hanno prese di mira: le hanno insultate e violate come tali con una ferocia che non è solo quella dei tanti contro una bambina, degli uomini contro una donna, ma quella del supretismo razziale e religioso. 

“Troia bianca”, “puttana bianca”, “easy meat” Viene da chiedersi se le istituzioni avrebbero paura di vedere un fenomeno catastofico come questo a etnie invertite. Se gli stupratori fossero “bianchi” e le bambine irretite, ubriacate, drogate, insultate, violentate in gruppo, spesso uccise, fossero “colored” e islamiche.

L’allarme sarebbe scattato, doverosamente, da tempo. Gli assistenti sociali non farebbero pressioni sulle vittime per ritrattare le loro accuse. Il crimine d’odio sarebbe chiaro a tutti e porterebbe non solo a un indispensabile aggravamento delle pene. Ma ad un’azione generale, sociale, politica, per sconfiggerlo. 

Non si può affrontare la mafia un omicidio alla volta, come se il fenomeno non esistesse. Non si può affrontare un’esplosione generalizzata e agghiacciante di violenza razziale uno stupro, una ragazzina uccisa, un rapimento alla volta. È evidente a tutti, salvo alle autorità inglesi. 

E apparentemente non è chiaro nemmeno all’informazione “mainstream”, ai giornali e alle televisioni del nostro paese. A leggere le rassegne stampa si rimane interdetti, per l’assenza di parole e di coscienza che l’informazione dimostra.

O forse per la coscienza anche troppo precisa che ci troviamo di fronte a un momento in cui le tensioni sociali e razziali ci sono già tutte. Occorre fermarle, e farle smettere si stuprare e di uccidere. 

La dimensione del fenomeno

A Rotherham, città di appena 100.000 abitanti, almeno 1.400 bambine sono state abusate nell’arco di sedici anni. Le vittime erano quasi tutte bianche, mentre gli aggressori quasi esclusivamente di origine pakistana, nonostante questa comunità rappresenti solo il 5% della popolazione locale. È qui che il fenomeno è stato osservato per la prima volte, dopo chissà quanti anni nei quali è cresciuto indisturbato. Come un cancro in piena metastasi, il fenomeno si è esteso ad altre città britanniche: Rochdale, Huddersfield, Telford e Oxford hanno rivelato schemi di abuso identici.

Le autorità hanno mostrato una reticenza scioccante ad agire, paralizzate dalla paura di essere accusate di razzismo. La polizia, i politici e i servizi sociali hanno dato priorità alla “coesione comunitaria” rispetto alla protezione delle vittime. Quando Sarah Champion, deputata di Rotherham, ha osato parlare di “uomini pakistani britannici che stuprano ragazze bianche”, non è stata premiata per il suo coraggio civile e antirazzista. Non è stata celebrata come una personalità che stava cercando di salvare, lei sì, la coesione sociale. È stata attaccata, isolata, insultata e costretta alle dimissioni.

Il muro del silenzio

Il sistema giudiziario britannico prevede pene più severe per i crimini motivati da pregiudizi razziali, come stabilito in quindici Stati membri dell’UE[2]. Tuttavia, nel caso delle Grooming Gangs, questa componente è stata sistematicamente ignorata. Le vittime venivano scelte deliberatamente per la loro etnia, considerate “facili prede” proprio in quanto bianche e non musulmane. 

È inutile sforzarsi di credere che il problema non esista. Esiste una parte del mondo musulmano che predica la sottomissione, che non riconosce nella donna, soprattutto in quella di fede diversa un essere umano, ma un oggetto

Un oggetto che in guerra si può e si deve ridurre a schiava sessuale. Come succede in modo agghiacciante in Medio Oriente, ai danni delle minoranze cristiane, yazide, delle donne ebree catturate in incursioni come quella del sette ottobre.

Come predicano imam che operano tranquillamente e serenamente nel nostro ignaro occidente che non vuole sapere [7], che non vuole riconoscere che i diritti umani, e quelli della donna in particolare, non sono un patrimonio universale, ma qualcosa di prezioso che va difeso. 

Nel conflitto tra comunità periferiche impoverite e devastate ed enclave pakistane-musulmane è esplosa la tragedia della schiavitù sessuale, ai danni di bambine, talvolta di 5 anni. Non abbiamo voluto vederlo, presi da un sogno in cui tante culture, tutte ugualmente belle, tutte ugualmente legittime, convivono in felicità ed ermonia. 

La sproporzione è evidente: mentre la comunità sud-asiatica rappresenta solo il 7% della popolazione britannica, la stragrande maggioranza degli aggressori proviene da questo gruppo. Un gruppo in cui la pedofilia, il disprezzo della donna, il concubinato delle donne non musulmane che hanno “lo status di schiave”, può essere anche religiosamente e culturalmente leggittimato, come testimonia l’imam canadese alla nota [7] (un esempio tra i tanti, non certamente l’unico).

Non c’è nulla di legittimo in tutto questo. Il multiculturalismo è meraviglioso solo finché non si scontra con le leggi, e prima ancora con la storia e con la coscienza dei luoghi in cui si sviluppa. 

Nessuno è inferiore, riducibile a oggetto o a cadavere perché appartiene a una fede diversa, o ha una pelle diversa. Non c’è compromesso possibile su questo. È un reato di odio razziale. Solo identificandolo, colpendolo come tale, riconoscendone la pericolosità che dà le vertigini sarà, forse, possibile rimuoverne le cause col dialogo. 

Ignorandolo, sicuramente no. 

Free4Future

Fonti:

[1] https://www.centromachiavelli.com/2025/01/04/grooming-gangs-pakistane-nel-regno-unito/

[2] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX%3A52014DC0027

[3] https://www.camera.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/uploadfile_commissione_intolleranza/files/000/000/001/RELAZIONE_FINALE.pdf

[4] https://x.com/guglielmopicchi/status/1874932739688014332

[5] https://www.amnesty.it/regno-unito-in-aumento-i-crimini-dodio-al-via-una-campagna-contro-il-razzismo/

[6] https://www.jovene.it/public/allegati/39133_Sommario_Indice-Goisis.pdf

[7]https://www.facebook.com/watch/?v=699801867560185

free4future

Add comment