Un bambino inventato, un’accusa di genocidio che ha uno scopo: isolare e fabbricare odio. È un linciaggio morale che facilita quello reale.
14 maggio 2025 – In un’epoca in cui la verità è già abbastanza difficile da trovare, c’è chi, come Rula Jebreal, si impegna a seppellirla sotto un mucchio di bufale. Il suo ultimo post su X, datato 13 maggio 2025, è un esempio lampante di come una giornalista possa trasformarsi in una ciarlatana irresponsabile, diffondendo narrazioni prive di fondamento e alimentando l’odio con fake news.

Parliamo del presunto caso di Mohammed Bardawil, un ragazzo di 12 anni che, secondo Jebreal, sarebbe stato “giustiziato” dall’esercito israeliano come testimone di un massacro a Gaza.
Spoiler: è una calunnia, e una calunnia non qualunque: una calunnia del sangue, in piena regola.
Cosa NON abbiamo trovato: un deserto di prove
Partiamo dai fatti, o meglio, dalla loro totale assenza. Jebreal scrive che l’esercito israeliano (IDF) avrebbe “giustiziato” Mohammed Bardawil, un ragazzo di 12 anni, perché testimone oculare del massacro di paramedici palestinesi a Gaza il 23 marzo 2025. Dice che Mohammed era “l’unico testimone sopravvissuto” e che l’IDF lo avrebbe ucciso per coprire il crimine, parte di un presunto “genocidio”.
Ma cosa abbiamo trovato a supporto di queste affermazioni? Nulla.
Nessuna traccia di Mohammed Bardawil: Non esiste un solo articolo, rapporto ONU, o fonte giornalistica affidabile che confermi l’esistenza di un ragazzo di 12 anni con quel nome ucciso dall’IDF.
Abbiamo setacciato The New York Times, Al Jazeera, The Guardian, Amnesty International, OCHA.
Risultato? Silenzio assoluto. Questo Mohammed Bardawil sembra essere un fantasma inventato da Jebreal.
Il massacro di Rafah è reale, ma Mohammed no: L’attacco a un’ambulanza a Rafah il 23 marzo 2025 è effettivamente avvenuto, ed è stato riconosciuto anche da fonti israeliane.
Si trattava di un’ambulanza carica di miliziani di Hamas, e l’IDF l’ha colpita come obiettivo militare.
Secondo fonti giornalistiche, sono morti anche alcuni paramedici: forse evitabili, con maggiore cautela, ma non c’è nessuna prova di esecuzioni né di strage deliberata.
E soprattutto: nessun testimone bambino, nessun Bardawil. Solo l’invenzione di Jebreal.
La foto: un mistero senza senso: Jebreal allega una foto di un ragazzo davanti a una porta a vetri. Chi è? Non lo sappiamo. Non c’è un solo elemento che colleghi l’immagine a Gaza, al 23 marzo, all’IDF, o al ragazzo in questione. La foto non prova nulla. È una manipolazione emotiva, che sfrutta un volto generico per dare corpo a una storia inventata.
La calunnia del sangue: l’odio come progetto
Rula Jebreal si lancia senza rete nell’accusa di genocidio. E lo fa accusando l’uccisione di un bambino di cui non si sa nulla, che non si sa se esista, non si sa se abbia quel nome, e di cui nessuna fonte conferma la morte.
Chiunque facesse questo nella vita privata, si troverebbe denunciato per calunnia e probabilmente condannato.
Ma Rula Jebreal pensa che, se lo scopo è infiammare l’odio, allora vale tutto. Anche l’invenzione. Anche la menzogna. Anche la calunnia.
Le accuse costruite a tavolino, progettate per provocare indignazione di massa, rabbia, linciaggi simbolici, non sono una novità nella storia. Sono uno dei meccanismi fondativi dell’antisemitismo. Lo abbiamo già visto. E lo stiamo vedendo di nuovo.
Fake news al potere: Jebreal, la regina delle bufale
Questo post non è solo una minchiata: è un capolavoro di disinformazione.
Jebreal, che si presenta come giornalista, si comporta da sparaballe seriale. Nessuna fonte. Nessun documento. Nessuna verifica. Solo un’immagine presa chissà dove e un testo gonfio di accuse inventate.
Dire che un bambino è stato giustiziato senza una singola prova non è solo irresponsabile. È schifoso. È strumentalizzazione del dolore. È disumanità comunicativa, fatta per raccogliere click (145.7K visualizzazioni, per la cronaca).
Un appello alla verità
In un mondo già invaso da disinformazione, personaggi come Rula Jebreal sono un danno pubblico.
Il suo post è l’ennesima dimostrazione di come le fake news si diffondano quando sono pensate per colpire, emozionare e dividere.
Guardate lo screenshot. Leggete il post. Poi chiedetevi: dove sono le prove?
Non ci sono. Perché non c’è giornalismo in quello che fa.
Solo propaganda, malafede e veleno.
La redazione di Free4Future
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