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Perché la guerra continua: la responsabilità dei media nella strategia di Hamas

In Medio Oriente, la realtà dei fatti è semplice e testarda. Hamas ha voluto questa guerra, spezzando un lungo cessate il fuoco il 7 ottobre 2023

In Medio Oriente, la realtà dei fatti è semplice e testarda. Hamas ha voluto questa guerra, spezzando un lungo cessate il fuoco il 7 ottobre 2023 con un attacco brutale contro Israele. Hamas avrebbe potuto fermare la guerra in qualunque momento: è bastato, e basterebbe ancora oggi, deporre le armi, liberare i 59 ostaggi israeliani ancora nelle sue mani, e accettare un accordo che ponesse fine alle ostilità.
Eppure la guerra continua. Non solo per responsabilità di chi la combatte sul campo, ma anche per effetto di un’incessante guerra dell’informazione. Un teatro mediatico che assolve Hamas, colpevolizza Israele e ribalta il senso stesso degli eventi.
Abbiamo messo alla griglia tre articoli pubblicati oggi, 29 aprile 2025, che raccontano in modo esemplare questa distorsione.
La tabella qui sotto sintetizza il quadro:

Il primo articolo, pubblicato su Repubblica e firmato da Francesca Caferri, è l’intervista a Mohammed Mustafa, primo ministro dell’ANP. La guerra viene presentata come un prodotto esclusivo dell’aggressività israeliana, mentre Hamas appare come un interlocutore politico legittimo. Non una parola sui 59 ostaggi ancora detenuti. Non una parola sulla responsabilità originaria di Hamas.
Il secondo, firmato da Michele Giorgio sul Manifesto, è il reportage sulla missione Avs in Palestina, in cui la realtà è letteralmente capovolta: Israele è il carnefice assoluto, mentre la causa reale della guerra — l’attacco di Hamas — scompare del tutto. Il racconto si concentra sulle violazioni israeliane, ignorando che esse avvengono nel contesto di una guerra iniziata da Hamas e tuttora alimentata dal suo rifiuto di arrendersi.
Il terzo, sull’Unità, è l’intervista alla ministra degli Esteri dell’ANP, Varsen Aghabekian Shahin, a cura di Umberto De Giovannangeli. Netanyahu è descritto come un cinico che prolunga la guerra per convenienza personale. Nessun accenno, ancora una volta, alla possibilità che Hamas ponga fine al conflitto con un gesto semplice: il disarmo e la liberazione degli ostaggi.
Tre articoli, tre testate diverse, un unico schema narrativo: la guerra è colpa di Israele. Hamas è solo un “effetto” inevitabile. Un ribaltamento dei fatti che non è innocuo: alimenta l’odio, legittima il terrorismo, prolunga la sofferenza di migliaia di civili innocenti.
Emerge una verità dolorosa: c’èancora la guerra perché voi, giornalisti di comodo, continuate a mandare in scena il teatrino di Hamas. E ogni giorno in più di guerra è anche responsabilità vostra.

La redazione di Free4Future

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