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Palestina e palestinesi: dentro di te hai la risposta sbagliata

Poche storie sono così intricate come la storia della Palestina e le origini dell’identità palestinese. È una storia che per intreccio fa invidia alla più longeva delle soap opera. Per riuscire a dipanare la matassa è il caso di intraprendere un viaggio a ritroso nel tempo.

Le origini del nome “Palestina”

Questo nome, associato al mondo arabo, nasce con tutt’altre intenzioni. Contrariamente a quanto si crede, questa denominazione non è stata inventata da arabi e/o musulmani. 

Fu il greco Erodoto il primo ad usare il termine “Palaistínē” per descrivere la regione costiera tra la Fenicia e l’Egitto. Pura geografia.  Dopo qualche secolo, i Romani riciclarono il termine e adottarono “Siria Palaestina” come appellativo ufficiale della regione.  L’imperatore Adriano scelse questo nome nel tentativo di cancellare ogni legame degli Ebrei con quella terra che in precedenza era conosciuta come Giudea. Questa curiosità storica aggiunge una punta di ironia all’attuale dibattito sui legittimi possessori di quei luoghi.

Nel corso della storia, questo territorio è stato una sorta di porta girevole che ha visto avvicendarsi popoli tra i più diversi. Dagli antichi israeliti agli assiri, ai babilonesi, ai persiani, ai greci, ai romani e oltre.  Eppure, in mezzo a tutto questo tramestio di genti, una sola cosa rimaneva costante, l’assenza di una distinta identità nazionale “palestinese” come la intendiamo oggi.

All’arrivo degli eserciti arabi musulmani, portatori di una nuova lingua, cultura e religione, costoro si appropriarono della parola modificandola in “Filastin”. Ma aveva ancora una connotazione geografica. Non era tanto “sono palestinese” quanto “vivo in quel posto laggiù”.

L’era moderna

La trama si infittisce con l’arrivo del Mandato britannico nel 1920. In questo periodo cresce l’immigrazione ebraica e il movimento sionista, che per contrapposizione innescò il graduale sviluppo del nazionalismo arabo-palestinese. Durante tutto questo periodo, il termine “palestinese” veniva usato per indicare sia gli ebrei che gli arabi che vivevano nella regione. Esatto: “palestinese” non era un’identità esclusivamente araba fino a dopo il 1948. Per dirla con una battuta, “palestinese” è passato da aggettivo geografico a sostantivo politico più velocemente di quanto si possa dire “risoluzione delle Nazioni Unite”.

Una delle sottotrame più intriganti di questo dramma storico è l’assenza del termine “Palestina” nel Corano. Sebbene il libro sacro islamico sia pieno di riferimenti alla regione e alla sua storia biblica, non usa il nome “Palestina”. Una sorta di “Aspettando Godot” in salsa araba. 

Anche la Striscia di Gaza, spesso al centro delle cronache per motivi tragici, ha una storia stratificata. Sebbene oggi sia prevalentemente araba, ha visto periodi di insediamento e sovranità ebraica che risalgono a tempi antichissimi. Ma per quanto riguarda Gaza e la sua appartenenza, oggi, come ha detto uno storico, “in Medio Oriente, anche il passato non è più quello di una volta”.

Alla fine, forse la lezione più importante che possiamo trarre da questa esplorazione storica è la necessità di di vedere oltre le narrazioni semplicistiche. Come scrisse lo studioso palestinese-americano Edward Said, “la storia è fatta da uomini e donne, così come può anche essere disfatta e riscritta”. In breve, “la risposta è dentro di te, ma è sbagliata”.

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