“Ogni edificio è un ‘covo di terroristi’. Anche se una clinica dell’Onu dove trovavano rifugio donne e bambini.” Così si apre il racconto di U. De Giovannangeli su l’Unità. Ma ciò che segue non è un articolo, è una requisitoria. Anzi: un atto d’accusa con tanto di condanna già firmata.
Israele, ci dice l’autore, avrebbe deciso la “soluzione finale per Gaza”. Letterale. Con questa espressione, scritta nero su bianco. E poi rincara: “Ogni gazawi, anche se bambino, è un potenziale terrorista in divenire. E per questo va eliminato.” Una frase non attribuita a nessuno, ma che lascia intendere chiaramente di rappresentare l’intento deliberato del governo israeliano.
Il problema non è la denuncia del bombardamento — gravissimo, se confermato — contro una clinica Unrwa. Il problema è la costruzione retorica e ideologica che lo incornicia. Le fonti? “Lo ha reso noto l’ufficio stampa del governo di Gaza”, “afferma il direttore del ministero della Salute di Gaza”, “secondo due testimoni oculari”. Nessun controllo, nessun contraddittorio, nessuna voce alternativa. Si prende per buono ciò che viene da Hamas e lo si trasforma in verità assoluta.
Nel testo si citano anche Medici Senza Frontiere. Ma le parole della ONG sono incastonate in modo da rafforzare la tesi centrale: “Questa violenza deliberata inflitta alle persone è come una morte lenta; deve finire immediatamente.” Non viene detto che MSF, da prassi, evita attribuzioni di responsabilità dirette nei propri comunicati, né che Israele ha fornito una versione dei fatti.
De Giovannangeli chiude con la testimonianza di Romi Gonen, ex ostaggio israeliano, che ha detto: “Ogni bomba a Gaza fa calare le speranze degli ostaggi.” Il senso? Che anche chi è stato vittima di Hamas ora implora la fine dell’offensiva israeliana. Peccato che l’autore ometta qualsiasi menzione alla sorte dei 59 ostaggi ancora detenuti.
Quando la cronaca diventa narrazione militante, il lettore è costretto a scegliere: credere o ribellarsi. Noi preferiamo la terza via. Leggere, verificare, dubitare. Sempre.
L’ Unità è stato il quotidiano del PCI per decenni e per decenni non ha mai fatto della verita’ la sua marca.
In particolare, noi che eravamo giovani nel ’77 a Bologna, abbiamo conosciuto la malafede dei suoi giornalisti, i quali non soltanto si inventavamo scontri degli ” autonomi figli di ricchi ed aristocratici con i poliziotti – contadini” ( offendendo così anche la memoria di Pierpaolo Pasolini che intendeva tutt’ altro) ma, li indicavano con nomi e cognomi agli energumeni del Servizio d’ordine del Partito e della CGIL.
Basta andarsi a leggere i numeri dell’ Unità dell’ epoca per constatare quanto scrivo.
Anche Gad Lerner fu etichettato come eversivo perché scriveva su Lotta Continua, la cosa può farvi sghignazzare, ma, allora la faccenda era tremendamente seria, visto che Gad Lerner era apolide.
Con la Direzione di Walter Veltroni, molti anni dopo,un intellettuale onesto anche se un po’ ” volemose bbene”, il giornale prese un’ altra piega. Come sappiamo, non durò a lungo, perché i maggiorenti del Partito non lo sopportavano.
Con Walter Veltroni o Piero Sansonetti, l’ altro Direttore che rese leggibile e liberale il quotidiano, questa schifezza di paragonare un discutibile e, probabilmente, inutile bombardamento alla ” soluzione finale” non sarebbe accaduta.
Umberto de’ Giovanangeli, che vedo spesso nei talk show politici, è un antipatico e presuntuoso individuo che, però, sa benissimo quel che dice, per cui, la scelta di parificare la Shoah a Gaza è deliberata e consapevole.
Ci sono gli antisemiti del ” gli ebrei sono tutti ricchi, ma, anche comunisti come Soros che finanzia i migranti per fare la sostituzione etnica” e ci sono gli antisemiti, anzi, gli antisionisti come il nostro valoroso direttore dell’ Unità che, attraverso il lavoro di giornalista, inoculano un veleno peggiore: la condanna senza prove e la banalizzazione della Shoah e del pogrom del 7 ottobre. Se un azione militare, magari, sbagliata o anche criminale equivale al genocidio di 6.000.000 di creature, l’ enormità dello sterminio non esiste più. Quindi, la Shoah diventa un fatterello. Un incidente della Storia e nulla di più.