Anche per la stampa italiana, l’accoglienza non basta mai
Arriva in Italia dopo essere stata evacuata da Gaza. Racconta che suo figlio è stato colpito da un drone mentre lo allattava. Nessuno verifica. Nessuno chiede conferme. E poi accusa: “Perché mi avete portato qui se non mi volete?”
La protagonista è Huda, madre di cinque figli, intervistata da Domani in due articoli pubblicati il 12 giugno. La sua frase finale è ancora più dura: “Se fossimo rimasti a Gaza e fossimo morti, forse sarebbe stato meglio per noi.”
Se non sei perfetto, sei colpevole
È questa la narrazione che passa: chi salva non ha fatto abbastanza. E diventa responsabile della sofferenza di chi ha salvato.
L’articolo prende per buona ogni parola: “Un attacco con un drone israeliano l’ha ferito mentre lo allattava”. Nessuna verifica esterna, nessun controllo indipendente. Ma l’accusa si sposta subito sull’Italia, che viene descritta come colpevole per l’accoglienza “mancata o, nel migliore dei casi, inadeguata”.
Huda vive con i figli in un centro di accoglienza straordinario. Lo definisce “inadeguato, senza scuola né psicologo”. Il giornale parla di “famiglie abbandonate alla burocrazia” e di “strutture collettive non adatte alle situazioni vulnerabili”. Si sottolinea che ricevono “9 euro al giorno”. Si aggiunge che “nessuno accompagna i bambini” e che manca “un sistema di protezione e cura”.
Il racconto viene rafforzato da attivisti ed esperti, come Gianfranco Schiavone, che parla di un’accoglienza “smantellata” e insufficiente. Il risultato è chiaro: l’Italia, che ha curato, trasportato e accolto, diventa oggetto d’accusa. Senza prove. Senza verifica. Senza appello.
Così funziona la nuova narrativa umanitaria: non importa se sei stato salvato, importa come ti senti. E se non sei soddisfatto, puoi puntare il dito contro chiunque. Anche contro chi ti ha tirato fuori dalle macerie.
Il colpevole è chi accoglie senza rispettare ogni aspettativa. È lo Stato che non offre abbastanza psicologi. È il CAS con le stanze sbagliate. È il paese imperfetto che, pur accogliendo, deve scusarsi.
Questa è la morale che Domani vuole insegnare: salvare non basta. Curare non basta. Accogliere non basta. Se non sei perfetto, sei colpevole.
La redazione di Free4Future
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