Dalla giuria di Ballando con le Stelle alla geopolitica mediorientale, dalle recensioni dei ristoranti alla criminologia applicata, non c’è campo dello scibile umano in cui Selvaggia Lucarelli non si senta autorizzata a dispensare sentenze senza appello. Un talento poliedrico che, partito da un blog di gossip, è riuscito nell’impresa di trasformarsi in oracolo dell’informazione italiana.
Splendida autodidatta
La nostra eroina vanta un prestigioso diploma del Liceo Classico Guglielmotti di Civitavecchia. Stop. Niente università, niente master, niente scuola di giornalismo. Un curriculum che farebbe tremare i polsi a qualsiasi aspirante commentatore, ma non a lei.
La carriera giornalistica
Dopo aver ottenuto il tesserino da pubblicista (grazie all’intercessione di Marco Travaglio), ha tentato più volte l’esame da professionista, fallendo sistematicamente. Ma invece di farsi fermare da simili inezie, dall’alto della sua immane conoscenza ha deciso di abbandonare l’Ordine dei Giornalisti con un tempismo perfetto, prima che questo la radiasse.
Il Business del Sapere: i corsi di (presunto) giornalismo
L’apice dell’autoreferenzialità la Nostra lo ha raggiunto con il lancio dei suoi corsi di giornalismo per la modica cifra di 150 euro. Un’offerta imperdibile per imparare l’arte del giornalismo da chi giornalista non è più (ammesso che lo sia mai stata davvero). Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Riccardo Sorrentino, ha dovuto precisare che questi corsi “non possono dare accesso alla professione né essere spacciati per tali”. Nel tentativo di costruirsi un’autorevolezza che non ha, è arrivata a far scrivere su vari siti web di essere laureata in giornalismo. Quando questa versione è diventata insostenibile, la laurea si è magicamente trasformata in un “diploma in giornalismo” – che, guarda caso, nel suo curriculum non esiste.
Creatività, inventiva nonché faccia bronzea non le fanno difetto. Quando le si fa notare che non può più definirsi giornalista, si appella all’articolo 21 della Costituzione. Una mossa geniale, perché limitarsi a essere giornalista quando si può essere “libera cittadina scrivente”?
Da Tersicore alla geopolitica
La sua tecnica è sempre la stessa: prendere qualsiasi argomento di attualità, condirlo con una dose massiccia di indignazione selettiva, aggiungere un pizzico di vittimismo quando viene criticata, e servire il tutto sui social media e in programmi TV di intrattenimento becero.
Quando le critiche si fanno troppo precise o le viene chiesto conto delle sue affermazioni, blocca gli interlocutori sui social. Una strategia efficace per mantenere intatta la propria bolla di autoreferenzialità.
Il Capolavoro Finale
Come ciliegina sulla torta del suo curriculum da “esperta universale”, Selvaggia (un nome, un mantra) ha recentemente deciso di dare lezioni di giornalismo investigativo al New York Times sulla questione degli stupri di Hamas. Perché quando sei così talentuosa da vendere corsi di giornalismo senza essere giornalista, tanto vale spiegare anche ai premi Pulitzer come si fa il loro mestiere. O alle donne cosa significa essere violentate e fatte a pezzi da una folla di belve, peraltro abbondantemente munite di GoPro.
La stessa persona che assegna voti alle performance di “Ballando con le Stelle” si sente qualificata per criticare fior di testate internazionali. Un salto logico degno de Le Cirque du Soleil.
Grazie ai meandri della sua mente critica, ha deciso e sentenziato che le testimonianze delle vittime degli stupri di Hamas non sono sufficienti. Evidentemente, la sua esperienza come giurata di un programma di ballo la qualifica perfettamente per stabilire gli standard di verifica delle notizie di guerra, da “libera cittadina scrivente” lei può spiegare al mondo come si dovrebbe fare giornalismo di guerra.
La sua capacità di passare con disinvoltura dal nulla televisivo all’analisi di conflitti internazionali è davvero ammirevole.
Con la forza del livore, con il fanatismo della giustiziera a senso unico, questa è la stessa persona che, non essendo riuscita a superare l’esame da giornalista professionista, ora pretende di insegnare giornalismo agli altri. Una parabola che definire surreale sarebbe un eufemismo.
Viviamo l’epica dei social, in cui tutto viene passato attraverso un filtro. Grazie a questo, conoscenza e perizia vengono spesso confuse con la notorietà e Selvaggia Lucarelli rappresenta il perfetto esempio di come si possa costruire una carriera sull’arte di parlare di tutto sapendo poco di tutto. Un talento indiscutibile nel trasformare l’assenza di qualifiche specifiche in un brand di successo, vendendo l’illusione di competenza per il cachet di un’ospitata televisiva
La vera domanda è: chi è più surreale? Lei che dispensa sapienza senza possederla, o chi la segue pensando di imparare qualcosa?
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