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Rovelli e il 1938

ITALIA 1938: perché Rovelli è peggio di Herr Muller?

ITALIA 1938 Perché Rovelli è peggio di Herr Muller?

Carlo Rovelli e i cantori di Hamas. Quando mancano anche le fragili attenuanti

Ormai è inutile nasconderci che l’Italia vive in pieno una situazione da 1938. Tra sfregi e offese e minacce nelle ricorrenze che dovrebbero ricordare la Resistenza, tra ristoranti che cacciano gli ebrei e se ne vantano, sapendo che nulla succederà, vivere è diventato difficile.

Anche pericoloso, se giri con una kippah in testa. Non era così, il degrado è veloce, tragico, non più ignorabile. Nel 1938 tedesco una minoranza violenta ha vinto, grazie al fatto che la maggioranza si è girata dall’altra parte. Ci si poteva girare, perché i nazisti avevano un certo pudore nel rendere esplicito il proprio disegno di sterminio.

Hans Müller era un impiegato di banca di origini modeste a Monaco. Durante l’arianizzazione nel 1938, Müller, membro non particolarmente attivo del Partito Nazista, ottenne l’opportunità di acquistare a prezzo irrisorio un piccolo negozio di abbigliamento confiscato nel suo quartiere. Il proprietario, Herr Levi, era stato costretto a emigrare dopo la Notte dei Cristalli.

Müller rilevò il negozio e lo gestì fino al 1945, vivendo dei profitti senza mai interrogarsi sulla provenienza della sua nuova proprietà. Non ci voleva molto a indovinare, ma si poteva mettere la testa sotto la sabbia.

Anche provvedimenti come la stella gialla non erano così popolari, il nazismo aveva bisogno quanto meno del silenzio/assenso, e non svelava tutto. Hamas non è così. Chi lo sostiene conosce il suo disegno genocida: è pubblico. È nel programma.

Chi sostiene Hamas conosce le immagini del 7 ottobre: l’atto di genocidio più documentato e mediatico della storia. Quando un sostenitore occidentale di Hamas prende la parte di Hamas, fa uno sforzo pubblico per sostenerla, per “venderla” al pubblico come un partito normale, addirittura uno che ha rifiutato l’antisemitismo, è ancora meno scusabile, molto più colpevole di un civile tedesco, che pure aveva visto la Kristallnacht e aveva sentito i discorsi di Hitler.

Un tedesco del 1938 poteva fare il finto tonto, in questa Italia da 1938 non si può. Uno come Carlo Rovelli, quando nega la storia e la cronaca per venderci la accettabilità e la normalità di Hamas, per lavarla, per digerire e normalizzare l’odio sterminazionista è molto più colpevole di un Mr. Schmidt, che affittava un negozio.

È persino più colpevole del giovane Horst Tappert che si arruolava volontario nelle Waffen SS, una forza militare “normale”, poteva far finta di credere, e dire, il giovante Tappert.

Rovelli non ha nemmeno le loro fragili attenuanti.

Quella che combattiamo qui e ora non è una guerra informativa fatta di statistiche e di dettagli. È una lotta tra il razzismo genocida (con i suoi alleati e tamburini) e chi cerca di fermarlo. È ancora una volta una lotta tra luce e buio, tra bene e male.

Sono momenti difficili in cui parlare contro l’onda nera dell’odio costa. C’è chi ci rimette il lavoro, chi si complica la carriera, le relazioni, o semplicemente perde un account social costruito in anni di impegno.

La minoranza violenta fa ancora una volta paura, e molti scelgono di girarsi dall’altra parte. Purtroppo per Rovelli non si può balbettare e cazzeggiare, mentre si cerca di prendere l’onda, come un Patagarro qualsiasi, come fece Herr Muller col suo negozio.

Hamas parla chiaro, non concede questo lusso. Quando Rovelli prende la sua onda e mente è lucido, determinato, informato: conosce tutte le implicazioni e le conseguenze.

Nel 1945 Herr Muller è stato processato e assolto. Difficilmente la coscienza di Rovelli, se dovesse risvegliarsi, potrà dare lo stesso verdetto.

La redazione di Free4Future

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