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Smonta e Spiega

Il Qatar muove i fili. E nessuno glieli taglia

Come si fabbrica un mediatore perfetto quando conviene a tutti

Come si fabbrica un mediatore perfetto quando conviene a tutti


C’è un Paese che, a leggere certi giornali, sembra al centro di tutto e colpevole di nulla.
Il Qatar è tutto quello che da secoli viene attribuito agli ebrei da chi li odia: un potere opaco, trasversale, capace di comprare, orientare, manipolare. Solo che questa volta non è un pregiudizio. È realtà. O almeno, così pare. E se avete dei dubbi, basta leggere i giornali del 15 maggio e osservare il ruolo che viene assegnato all’Emirato: burattinaio che controlla Hamas, banchiere che rilascia ostaggi, mecenate che regala aerei a Trump, investitore che compra media, carriere e silenzi.

“I qatarioti, fin dall’inizio, hanno sempre avuto il controllo di Hamas”, scrive Italia Oggi (Roberto Motta). Una frase che basterebbe da sola a mettere l’Emirato al centro del conflitto. Invece resta ai margini. Non ci sono editoriali di fuoco, né indignazioni parlamentari. Solo racconti ammirati sul “ruolo di mediazione” di Doha, come se finanziare una guerra e poi trattare sulla pace fosse un merito.

C’è chi dice che il Qatar abbia trasformato Al Jazeera nella CNN del terrorismo, c’è il Qatar non solo dietro le rivolte filo-Hamas delle università americane ma anche dietro la svolta “antisionista” di Tucker Carlson (l’anchorman fuoriuscito a destra da FoxNews), c’è il Qatar sotto la deriva islamista e antisemita dell’ultradestra americana e ovviamente anche dietro le recenti parate filo-Hamas in Europa. Seguendo il denaro si arriva sempre a lui: all’Emirato con più relazioni internazionali che cittadini.

Ma cosa è davvero il Qatar? Un Paese? Un marchio? Una stazione di pompaggio travestita da nazione, retta da una tribù di nullafacenti che sfrutta un milione di lavoratori asiatici senza diritti? Uno di quei buchi di mondo che, se non avesse il gas, non interesserebbe nemmeno ai fondi sovrani.

Eppure eccolo lì: amico degli Stati Uniti, partner dell’Europa, interlocutore di Hamas, sponsor della nuova Siria. Non è un mediatore: è un agente doppio. O forse solo un attore molto lucido in un mondo che ha deciso di farsi prendere in giro.

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