Il meccanismo è sempre lo stesso: colpevolizzare gli ebrei per ciò che non fanno. Prima il silenzio, poi la colpa, infine l’espulsione morale.
“Il silenzio degli ebrei su Gaza è complicità.”
Non è il titolo di un volantino antisemita del Novecento. È la tesi pubblicata da Gianluca Ferrara, ex senatore M5S, oggi direttore della GFE, in un editoriale apparso sul Fatto Quotidiano il 2 luglio 2025.
Ferrara accusa la comunità ebraica italiana di restare “assente” davanti a un presunto “genocidio” e afferma che “il male va denunciato sempre”. A patto, però, che a farlo per primi siano proprio gli ebrei. Perché, sostiene, chi ha ereditato l’orrore di Auschwitz ha il dovere morale di condannare Israele.
Già qui si annida l’origine del disastro.
Per Ferrara, la Shoah non è un crimine contro gli ebrei, ma una risorsa simbolica da rivoltare contro di loro. Il dolore, la memoria, la tragedia vengono sequestrati e riutilizzati come clava: voi, discendenti delle vittime, ora siete colpevoli di non denunciare i vostri.
Non basta. Ferrara chiede agli ebrei italiani di “uscire dal ghetto”, trasformando la loro storia di persecuzione in una colpa attuale. In poche righe, cancella ogni autonomia individuale, ogni complessità politica, ogni diritto al silenzio o al dissenso. Esiste una sola opzione per non essere complici: aderire alla narrazione dominante su Gaza.
E se non lo fai? Allora sei nel ghetto. O peggio: lo perpetui.
La Shoah che torna, ma al contrario
Questa logica non è nuova. È la stessa che per secoli ha costruito l’antisemitismo culturale in Europa:
prima l’ebreo viene isolato perché “diverso”,
poi viene accusato di tramare nel silenzio,
infine viene espulso dalla morale collettiva.
Ferrara compie lo stesso identico processo.
Ma questa volta in nome dei diritti umani.
La Shoah, nella sua retorica, non è più il crimine da evitare. È l’argomento da strumentalizzare.
L’ignoranza che alimenta l’odio
Ferrara non menziona mai il 7 ottobre. Non ricorda che a scatenare la guerra è stato un massacro premeditato da Hamas.
Non distingue tra “ebrei” e “governo israeliano”.
Non fa riferimento a dati giuridici, né cita le leggi di guerra, né il contesto militare.
Sostituisce tutto questo con una colpa ancestrale: essere ebrei e non denunciare Israele.
Nessun altro gruppo viene trattato così.
Nessuno scriverebbe: “i musulmani italiani sono complici dell’ISIS perché non protestano abbastanza”.
E se lo facesse, verrebbe espulso dal dibattito pubblico.
Ma sugli ebrei tutto è concesso. Tutto è pretendibile. Tutto è colpevolizzabile.
Il punto finale: Ferrara prepara il terreno
Ferrara non chiama allo sterminio. Ma prepara lo schema mentale che lo ha sempre preceduto:
isolamento morale,
colpevolizzazione collettiva,
negazione del diritto di parola (se non è di condanna).
È questa la nuova forma di antisemitismo: mascherata da giustizia, intrisa di ignoranza, giustificata dal dolore altrui, ma sempre rivolta agli stessi: gli ebrei.
La redazione di Free4Future






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