Nella copertura degli eventi del 25 aprile e della guerra a Gaza, il Corriere della Sera ha confermato un metodo ormai sistematico: raccontare i fatti in modo apparentemente neutro, ma orientare il lettore contro Israele attraverso omissioni, enfatizzazioni selettive e manipolazioni linguistiche.
Non si tratta di editoriali apertamente schierati. Si tratta di un’operazione più sottile, e per questo più pericolosa: il lettore medio viene esposto a una narrazione in cui Israele è isolato, delegittimato, dipinto come responsabile unico di tensioni e tragedie. Sempre senza che il giornale lo dichiari apertamente.
Basta leggere gli articoli pubblicati il 26 aprile 2025 per cogliere il meccanismo.
La tabella che segue sintetizza come il Corriere agisce:

Nel primo caso, il Corriere racconta le contestazioni alla Brigata Ebraica a Milano come semplice “tensione” o “botta e risposta” tra manifestanti, omettendo la gravità dell’odio antisemita emerso nelle piazze. Nessuna parola forte di condanna, nessuna evidenziazione chiara delle derive ideologiche.
Nel secondo caso, il Corriere offre grande spazio alle critiche di Ehud Olmert contro Netanyahu. Olmert è stato primo ministro oltre quindici anni fa (2006-2009) ed è oggi una figura marginale, senza alcun ruolo istituzionale. Eppure viene intervistato come se rappresentasse un’opinione attuale e significativa sulla politica israeliana.
Ma chi si sognerebbe mai, per parlare della politica spagnola o francese di oggi, di ripescare un ex premier decaduto nel 2009? Sarebbe impensabile. Nessun giornale intervisterebbe oggi José Luis Zapatero o François Fillon come voce centrale di analisi politica.
Solo quando si tratta di Israele si ricorre a questi artifici: scavare nel passato, riesumare figure marginali, pur di mantenere viva una narrazione di isolamento, divisione e delegittimazione.
L’operazione del Corriere non è semplice cronaca: è un trucco mimetico. Si finge informazione, ma si costruisce una rappresentazione: Israele è isolato, Israele è spaccato, Israele è colpevole.
Una disinformazione sottile, tanto più pericolosa quanto più camuffata.
Mediamente vuole denunciare anche questo:
la disinformazione è più insidiosa quando è sottile.
La redazione di Free4Future
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