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Gabriele Muccino odio

Gabriele Muccino: tanto amore e un po’ d’odio

Il leit motiv del Muccino-cinema risiede nella crisi esistenziale. Il catalogo offre: crisi pre-matrimoniale, crisi post-matrimoniale, crisi di mezza età, e persino la crisi della crisi,. Dopo il 7 ottobre la sua agitazione è esplosa anche i suoi social, in una nuova forma

Gabriele Muccino incarna in pieno il giovin regista che ai giovani si rivolge, peccato che da quell’Ultimo bacio sia passato un quarto di secolo. Resta il maestro indiscusso del cinema urlato italiano, il profeta delle crisi esistenziali dei trentenni (che ora sono diventati cinquantenni), l’esploratore instancabile delle nevrosi altoborghesi.

Gabriele Muccino odio
Gabriele Muccino: un mondo a fumetti, senza sfumature – Free4Future.info

Chi meglio di lui ha saputo trasformare i tradimenti coniugali in un genere cinematografico a sé stante? Commedia, tragedia, cornedia.

L’Analisi Generazionale del dott. Sigmund Muccino

Nel mondo mucciniano, ogni generazione è condannata a vivere in uno stato di perenne crisi esistenziale. Dai giovani ribelli di “Come te nessuno mai” ai quasi-trentenni terrorizzati dall’idea del matrimonio de “L’ultimo bacio”, fino ai cinquantenni in piena crisi di mezza età di “A casa tutti bene”, sembra che nessuno possa sfuggire al destino di urlare i propri drammi in mezzo alla strada tediando astanti e spettatori.

Ogni sua pellicola è condita da una generosa spolverata di nostalgia, un po’ come il parmigiano sulla pasta, peccato che non a tutti piaccia o comunque non in tale quantità. I suoi personaggi, qualunque sia la loro età sono afflitti dalla sindrome del “ti ricordi…sì mi ricordo…”. Le estati perdute, gli amori passati, persino i tradimenti vengono ammantati di una patina nostalgica che farebbe impallidire Marcel Proust.

Una crisi esistenziale perenne

Il leit motiv del Muccino-cinema risiede nella crisi esistenziale. Il catalogo offre: crisi pre-matrimoniale, crisi post-matrimoniale, crisi di mezza età, e persino la crisi della crisi. I suoi personaggi sembrano vivere in uno stato di perpetua agitazione emotiva, in attesa dell’ennesimo stravolgimento nella loro fragile vita.  Tra i suoi protagonisti preferiti ci sono uomini cinquantenni che scoprono improvvisamente che il tempo passa (chi l’avrebbe mai detto?) e reagiscono come se fossero i primi esseri umani della storia a invecchiare. La soluzione? Banalmente, tradire la moglie con una che potrebbe essere loro figlia, comprare una moto, o meglio ancora, entrambe le cose.

Nel mondo di Muccino, la maturità emotiva è come l’Area 51: tutti ne parlano, ma nessuno l’ha mai vista davvero.

Un capitolo corposo nel mare magnum della sua arte è costituito da amore e tradimento. È come se nel suo universo narrativo fosse impossibile amare qualcuno senza contemporaneamente tradire qualcun altro. Una sorta di legge fisica dell’emotività.

Le tre leggi fisiche dell’amore secondo Muccino sono:

  1. La Legge di Conservazione del Tradimento
    Per ogni relazione stabile, deve esistere almeno un tradimento potenziale o in atto. È come la legge di gravità, ma con più drammi e meno dignità.
  2. Il Principio di Indeterminazione della Fedeltà
    Non è possibile determinare simultaneamente la posizione sentimentale di un personaggio e la sua fedeltà. Più sai dove si trova emotivamente, meno sai se sta per tradire qualcuno.
  3. La Teoria della Relatività Amorosa
    Il tempo in una relazione è relativo: cinque anni di matrimonio equivalgono a cinquanta anni di noia esistenziale, mentre una scappatella di due giorni vale come un’epifania spirituale.

Profeta social anti”sionista”

Non ritenendo abbastanza propinare le sue ovvie teorie pseudopsicologiche usando il cinema, si è riciclato come profeta dei social media. Dalle “verità incendiarie” su Twitter alle filippiche su Facebook, Muccino ha trasformato il suo profilo social in una sorta di spin-off dei suoi film, dove le crisi urlate si consumano in 280 caratteri.

Da attento studioso di geopolitica internazionale e conoscitore delle fitte trame che animano da sempre il medioriente, nonchè esperto di conflitti internazionali, Muccino ha appoggiato una fantasiosa teoria complottista sugli eventi del 7 ottobre, basata ancora una volta su raffinati concetti come buoni-cattivi, vittime-carnefici, impastati con qualche vecchio pregiudizio e strillate come un film.

Davanti a temi così complessi e delicati sarebbe il caso di non intervenire a caso (se si cambia la consonante sonora in una sorda, la metafora è più appropriata) o abbandonare il corpo lasso a teorie complottistiche degne dei rapimenti degli alieni.

Diffondere teorie quanto meno controverse usando il megafono della notorietà è da perfetti irresponsabili.

Muccino è passato dall’essere un regista “di grande fantasia” a diventare una figura dubbia sui social media, dove le sue “verità incendiarie” sembrano seguire lo stesso approccio drammatico dei suoi film, ma con conseguenze potenzialmente più problematiche nel dibattito pubblico.

L’esimio regista cinematrografico ha trasferito sui social lo stesso approccio che ha reso famosi i suoi film: zero sfumature, massimo dramma, volume sempre al massimo. Intelligenza e finezza un po’ optional. La differenza è che questa volta non c’è un montaggio finale a salvare la scena.

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