Equilibri saltati. L’Europa sparisce, l’Africa esplode, e il Corriere lo chiama “patto storico”
Il mondo cambia faccia. E noi restiamo fermi, imbambolati davanti alle prime pagine.

Il 28 luglio 2025 è una data qualsiasi per l’informazione italiana, ma una giornata decisiva per la geografia del potere globale. Mentre l’Europa affonda nella propria irrilevanza, l’Africa viene sbranata da nuovi jihadisti e i colossi mondiali (Cina, Russia, Iran) ridisegnano lo scacchiere. Solo che nei giornali italiani — quelli che contano, quelli che “formano l’opinione” — la mappa è ancora quella dell’89.
Bruxelles accetta, Trump detta. E il Corriere applaude
«Dazi, patto storico Usa-Ue», titola il Sole 24 Ore. Sottotitolo: tariffa unica al 15%, via libera agli investimenti americani. In altre parole: la sovranità economica europea venduta per un pugno di grano Oltreoceano. Secondo Giuseppe Sarcina sul Corriere, la manovra è stata sapientemente orchestrata da Ursula von der Leyen che «ha evitato l’escalation». Come? Accettando tutto.
La narrazione dominante è questa: “abbiamo evitato il peggio”. Ma nessuno si azzarda a chiedere: e se il peggio fosse proprio questa accettazione silenziosa?
Lo dice invece Romano Prodi, intervistato da QN: «L’Europa ha perso il suo ruolo. Non è in grado di prendere decisioni nemmeno piccole». E ancora: «Serve un referendum per abolire l’unanimità». Prodi, che non è noto per l’allarmismo, certifica la diagnosi: l’Europa è finita. Politicamente afona.
In Africa si muore. Ma i media sono altrove
Intanto, mentre Bruxelles firma patti al ribasso, il continente africano affonda in una guerra non dichiarata. La notizia? Non arriva in prima pagina.
Eppure il Messaggero (Francesca Pierantozzi) riporta un fatto brutale: in Congo, oltre 40 cristiani massacrati da miliziani legati all’ISIS, armati di machete. Una carneficina. Un rituale ormai ciclico in vaste zone del continente.
Domenico Quirico, su La Stampa, racconta “la ritirata francese” dal Sahel come l’inizio della fine: un vuoto di potere che si riempie di jihadismo, clan armati, economia predatoria. Gli stessi che parlano con Mosca, Teheran e Pechino. Gli stessi che, nei nostri editoriali, non compaiono.
Iran, Cina, Russia. I nuovi centri del mondo che ignoriamo
Mentre l’Occidente si concentra su Gaza e sui sondaggi, l’Iran aumenta le esecuzioni politiche del +170% in un anno (Corriere). La Cina “insidia il primato americano nel tech” (La Verità). E Vladimir Putin firma un trattato con l’India per l’approvvigionamento strategico.
Dove sono queste notizie? Tra un richiamo in 14esima e una finestra su TikTok.
Un mondo nuovo. E giornali vecchi
Il quadro è chiaro: stiamo assistendo a un crollo ordinato della centralità occidentale. Ma i media italiani continuano a rincorrere le stesse narrazioni, le stesse parole, gli stessi nemici.
Parlano di “Israele che blocca gli aiuti”, ma non dicono che i cristiani vengono sterminati in Congo da bande islamiste.
Esaltano “la mediazione europea”, ma non vedono che Trump detta e l’Europa obbedisce.
E celebrano “la via asiatica”, ma ignorano che l’Asia ha già superato l’Europa, culturalmente e strategicamente.
Free4Future non cerca lo scandalo. Cerca la mappa giusta
In un mondo multipolare, servono media capaci di guardare in più direzioni. Non solo contro Israele. Non solo contro l’America. Ma anche contro chi minaccia davvero i diritti umani: gli Ayatollah, i jihadisti del Sahel, gli apparati cinesi, i carri armati russi in Africa.
Tutto il resto è distrazione.
La refazione di Free4Future






Add comment