La calunnia di genocidio, i suoi autori, le sue conseguenze
Gaza è, dati alla mano, la guerra contemporanea con meno civili uccisi per combattente: circa uno a uno, contro una media storica di nove. È una guerra in cui, eccezionalmente, nessuno muore di fame o di sete, nonostante un nemico che usa deliberatamente la sua stessa popolazione come scudo.
È una guerra tra uno Stato democratico e una rete genocida, che l’ha scatenata con stupri, decapitazioni e sequestri. È combattuta in un contesto urbano e con un’attenzione senza precedenti al diritto internazionale, contro una coalizione infame che usa l’informazione come arma e scatena un’onda d’urto antisemita globale.
A cosa serve allora la Grande Bugia del “genocidio”?
Serve a rendere accettabile lo sterminio degli ebrei. A far sì che sia giusto attaccare sinagoghe, negozi, scuole, rabbini, bambini fuori da un centro ebraico. A rendere l’ebreo disumanizzato, isolato, colpevole per definizione. Un bersaglio da colpire, fisicamente e simbolicamente. Anche in massa.
Questa è la tesi che l’articolo di Umberto De Giovannangeli legittima, normalizza e propaga. Non lo fa con violenza, ma con un metodo più sottile: l’evocazione insinuante.
Scrive che “un intero popolo è scomparso sotto le macerie”. Che Gaza è “una terra che grida”. Che “su questi orrori giudicherà la Storia”. Ma la parola genocidio non compare. Non serve. È il cuore silenzioso del testo. È l’accusa che lo struttura. E come ogni accusa senza prove, funziona perché non può essere smentita.
Nel mondo reale, intanto, l’Iran bombarda civili con missili senza obiettivi militari. Crimini di guerra, limpidi, deliberati. Eppure nessuno urla al genocidio. Nessun appello. Nessuna indignazione. Perché? Perché la Grande Bugia del genocidio israeliano serve esattamente a questo: a giustificare ogni violenza contro gli ebrei, e ogni silenzio su chi li vuole annientare.
E non è un caso che questa narrazione sia partita il 7 ottobre, mentre si sgozzavano ragazzi nei kibbutz, si bruciavano famiglie vive, si stupravano donne, si sequestravano bambini. Un attacco dai metodi e fini genocidi, festeggiato in piazza. E subito, mentre ancora si contavano i cadaveri, partiva il racconto opposto: Israele come genocida. Un ribaltamento cinico, perfettamente orchestrato.
La calunnia di genocidio non è un’iperbole. È un progetto di sterminio. Non si limita a diffamare Israele: costruisce le condizioni per rendere plausibile, accettabile, necessario lo sterminio degli ebrei. Questo è il livello di violenza ideologica in cui si colloca il pezzo di De Giovannangeli.
Che lo sappia o no, non sta raccontando Gaza. Sta preparando il terreno. Sta fornendo linguaggio, legittimità, copertura morale a un odio che non è nuovo, ma che oggi si sente protetto, applaudito, persino etico.
E se la Storia deve giudicare, cominci da qui.
Redazione Free4future






De Giovannangeli è un vecchio arnese della vecchia Unità. Scriveva sempre queste cose, adattate al momento e al caso. Per quanto ne so sempre dalla sua scrivania in redazione, senza averlo mai visto inviato in nessun posto. Quindi mai informazione diretta e corretta. Al massimo quella di ha-Haretz e al Jazeera. “Anti-sionista” per scelta ideologica.
Sempre ottimo il vostro lavoro!
De Giovannangeli coglione, vergognati