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David Puente: fatti o propaganda?

David Puente è uno dei nomi più noti nel panorama del fact-checking italiano. Dopo gli inizi da blogger anticomplottista su “Bufale un tanto al chilo”, è approdato a testate come Open e ha partecipato a numerose iniziative contro la disinformazione online. Tuttavia, un’analisi sistematica di alcuni casi recenti solleva dubbi sull’effettiva neutralità del suo approccio. In particolare, l’apparente coerenza metodologica si infrange quando si osserva la ricorrenza di omissioni, semplificazioni e scelte ideologicamente orientate.

Questo dossier analizza quattro casi esemplari in cui il fact-checking di Puente ha mostrato significative debolezze, contraddizioni o veri e propri bias.

Caso 1 – La Flottiglia della discordia: propaganda ignorata

A settembre 2025, Puente pubblica un articolo per smentire che l’account X @GlobalSumudF fosse legato alla Global Sumud Flotilla sin dall’ottobre 2023. Secondo il fact-checker, è plausibile che il profilo abbia cambiato nome solo in seguito, cavalcando l’iniziativa per ottenere visibilità. [https://www.open.online/2025/09/07/come-falso-account-x-alimentato-le-accuse-sulla-global-sumud-flotilla-fc/]

Tuttavia, lo stesso Puente ammette che non esistono prove definitive sulla data del cambio nome, e non indaga la natura dei contenuti postati precedentemente: immagini pro-Hamas, video che minimizzano il rapimento dei Bibas, toni anti-israeliani. L’articolo liquida tutto come un “equivoco” e si affida esclusivamente all’analisi degli handle, alle immagini del profilo e sull’assenza di interazioni per il periodo analizzato, cioè antecedente il 10 giugno 2025. 

Il problema metodologico è evidente: non si può affermare con certezza che non vi siano legami, se si ignora deliberatamente la mancanza di tutti i contenuti rimossi, il contesto ideologico e la funzione simbolica dell’account nella comunicazione pro-Hamas fino a poco tempo fa. Di sicuro l’analisi di Puente non è né esaustiva, né chiarificante.

Omissioni: contenuti precedenti cancellati; assenza di prove certe sulla gestione del profilo; nessuna possibilità di analizzare contenuti postati tra ottobre 2023 e giugno 2025.

Caso 2 – Imane Khelif e il genere: quando la biologia disturba

Durante le Olimpiadi di Parigi 2024, la pugile algerina Imane Khelif viene esclusa da una competizione per “non conformità di genere”. Puente smentisce la notizia, definendo “vago” il verbale e minimizzando ogni ipotesi di anomalia biologica. Quando, nel giugno 2025, trapelano dati medici che rivelano cromosomi XY e testicoli interni, Puente non aggiorna l’analisi né corregge la narrazione.

Bias evidente: preferenza per la versione inclusiva dell’IOC, contro quella dell’IBA, nonostante i dati genetici confermassero un vantaggio fisico significativo in una categoria femminile.

Caso 3 – Marah Abu Zuhri a Pisa: una morte politicizzata

Nell’agosto 2025, la giovane palestinese Marah Abu Zuhri muore a Pisa un giorno dopo l’arrivo da Gaza. La notizia viene subito letta come “morte per fame” causata dal blocco israeliano. Puente conferma la cachessia come possibile causa, rafforzando la tesi umanitaria. Tuttavia, la documentazione medica parla di malattia preesistente grave: non fame, ma una patologia oncologica in fase terminale.

Errore grave: ancora una volta, il fact cheking si basa su informazioni lacunose e finisce per attribuire la morte a una condizione politica senza riscontri autoptici completi e ignorare che la diagnosi proveniva da ospedali di Gaza.

Caso 4 – Bayan Abu Sultan: trucco o trauma?

La giornalista palestinese Bayan Abu Sultan compare in un video insanguinata dopo un bombardamento a Gaza. Alcuni utenti sospettano una messinscena, per via dell’apparente contrasto tra il viso sporco di sangue e i vestiti puliti. Puente interviene, spiegando la differenza con un’argomentazione tecnica: la compressione H.264 del video.

Tuttavia, questa tesi viene giudicata infondata da esperti, perché quel tipo di compressione agisce globalmente, non selettivamente. Nessun esperto indipendente viene citato, e la spiegazione viene utilizzata per difendere senza riserve la narrazione palestinese.

Conclusione: fact-checker o filtro ideologico?

Il metodo di Puente appare viziato da una selettività sistematica:

  • Riduce le questioni complesse a semplificazioni compatibili con una narrativa umanitaria filopalestinese.
  • Esclude elementi che disturbano la narrazione dominante (malattia grave, propaganda, dati genetici).
  • Si affida a fonti dirette di parte (ONG, portavoce), senza verifiche indipendenti o approfondimenti tecnici verificabili.

Nel contrastare la disinformazione, il rischio più grande è quello di alimentarla con lo scudo del fact-checking. La verifica diventa così uno strumento retorico, non epistemologico.

In una società polarizzata, il fact-checking non può permettersi neppure l’ombra della parzialità. Puente, oggi, non ha ancora dissipato questa ombra. E l’analisi dei suoi casi lo dimostra.

🔗 Link utili e fonti:

  • Articolo di David Puente: https://www.open.online/2025/09/07/come-falso-account-x-alimentato-le-accuse-sulla-global-sumud-flotilla-fc/
  • Profilo originale @GlobalSumudF (ora @GlobalSumudFlot): https://x.com/GlobalSumudF
  • Profilo ufficiale annunciato @gbsumudflotilla: https://x.com/gbsumudflotilla
  • Web Archive 11 agosto 2025 (solo Instagram): https://web.archive.org/web/20250811000000*/globalsumudflotilla.org
  • Web Archive 14 agosto 2025 (aggiunti X, TikTok, YouTube, Telegram): https://web.archive.org/web/20250814000000*/globalsumudflotilla.org
  • Post finale “Global123”: https://www.open.online/2025/09/07/come-falso-account-x-alimentato-le-accuse-sulla-global-sumud-flotilla-fc/#Global123
  • Fact cheking del fact cheking di Puente su Khelif https://mowmag.com/sport/imane-khelif-e-un-uomo-ma-non-si-puo-dire-neanche-dopo-i-test-le-capriole-di-puente-open-e-altri-per-negare-l-evidenza-ma-perche

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