Hamas si sgretola e l’Europa si spacca su un potere alla fine, che ostruisce gli accordi di Abramo e la pace.
Nel momento in cui Hamas sta perdendo il potere, anche l’Europa perde pezzi. La stampa italiana sembra impegnata a nascondere un conflitto drammatico scatenato dall’azione unilaterale di Francia e UK. Una parte dell’Europa ha gettato tutte le fiches sul tavolo puntando sulla sopravvivenza politica di un potere che sta crollando. Ma la stampa racconta un’altra storia.
È un singolare rovesciamento della realtà: i quotidiani di oggi parlano di bambini affamati, donne massacrate, Europa indignata. Ma tacciono un dato fondamentale: Hamas, ringraziando Francia e UK, ha rifiutato l’accordo sul cessate il fuoco negoziato a Doha. La frattura interna all’Europa offre una tenue, ultima speranza di restare aggrappati al potere.
Trump ha ottenuto la riapertura dei flussi umanitari (fonte: Il Fatto Quotidiano), i contractor americani sono già a Gaza per coordinare la distribuzione diretta degli aiuti, impedendo a Hamas di controllarli e lucrarci sopra (La Stampa, Giornale). Israele ha autorizzato l’ingresso di camion, anche sotto pressione diplomatica, ma con un obiettivo chiaro: togliere ad Hamas il monopolio della sopravvivenza.
Potrebbe essere l’endgame della guerra. Francia e Regno Unito, con una mossa senza precedenti per fermare un esito che appare inevitabile, hanno rotto con Israele, sospendendo accordi commerciali e annunciando sanzioni a singoli coloni (Corriere della Sera, Repubblica, Il Fatto Quotidiano). Una parte dell’Europa spinge apertamente per riconoscere lo Stato palestinese, proprio mentre Hamas è in difficoltà. Una parte dell’Europa tace, si fa da parte, rifiuta di seguire Starmer e Macron. Il risultato? Una frattura diplomatica senza precedenti.
Eppure, leggendo i giornali italiani, questa spaccatura scompare. Tutto viene raccontato come un fronte occidentale compatto contro Israele, mentre è evidente che l’Italia e la Germania si sono opposte alla revisione dell’accordo UE-Israele (Messaggero, Domani). La narrazione si ribalta: Israele appare isolato, ma è l’Europa ad essere divisa. La vera domanda è: perché una parte dell’Europa vuole mantenere Hamas sul campo?
La risposta non è solo politica, ma geopolitica. Il nuovo assetto regionale in costruzione tra Stati Uniti, Israele, monarchie del Golfo e Siria (“teatral agreement” già in fase operativa) mira a un Medio Oriente stabilizzato senza Hamas. La fine del potere di Hamas è la condizione necessaria per attivare una nuova fase: accordi commerciali, transizione a una governance civile a Gaza, integrazione diplomatica tra Israele e paesi arabi.
Perché una parte dell’Europa teme questa pace? Non perché ami la guerra, ma perché la pace firmata senza Hamas, e senza l’Europa come garante, la escluderebbe dal tavolo. E allora meglio congelare tutto: congelare gli aiuti veri, congelare il disarmo di Hamas, congelare la fine della guerra. Tenere al potere chi l’ha scatenata e rende impossibile ogni soluzione.
La stampa italiana si allinea. Nel Manifesto, Chiara Cruciati presenta come dato neutro che “nessun camion giunge a destinazione”, ma non spiega perché: il sistema di distribuzione è stato cambiato proprio per escludere Hamas. In Repubblica, Guerrera e Tito scrivono che “la UE sfida Netanyahu”, ma non dicono che la maggioranza è spaccata e che l’Italia ha votato contro. In La Stampa, Fabiana Magrì intervista generali israeliani che denunciano la “debolezza decisionale” di Netanyahu, ma omette che Hamas ha già rifiutato ogni proposta. Nel Corriere, Fasano dà voce a una diplomazia frammentata, senza mai nominare il piano USA.
E così si arriva alla domanda finale: perché la stampa italiana mente, rilanciando rumors qatarioti che gli USA negano, e non sono nei fatti? Netanyahu ha ricordato che Israele si muove in pieno coordinamento con gli Stati Uniti. E i fatti lo confermano: la nuova strategia umanitaria, l’avvio della ricostruzione, la marginalizzazione progressiva di Hamas.
La redazione di Free4Future
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