Free4Future
Escalation

Allucinazioni di stampa: ma quale escalation?

Parola chiave di oggi: “de-escalation”. Rilanciata dalla stampa, mentre Schlein chiede di fermare Netanyahu.

Parola chiave di oggi: “de-escalation”. Rilanciata dalla stampa, mentre Schlein chiede di fermare Netanyahu.

Peccato che manchi un dettaglio. Un piccolo, insignificante dettaglio: chi ha iniziato.

Israele sta subendo attacchi da anni. Dai confini sud, ovest e nord. Dal Libano, già prima del 7 ottobre, partivano razzi sporadici: una decina nel 2022, abbastanza da tenere l’allerta costante. Dopo il 7 ottobre, Hezbollah ha intensificato: oltre 4.000 razzi nel solo primo semestre di guerra. Da Gaza, la minaccia è continua: nel 2021, durante l’operazione “Guardiani delle Mura”, oltre 4.300 razzi lanciati in 11 giorni. Nei mesi successivi, centinaia di razzi in modo ricorrente: allarmi quasi quotidiani, intere generazioni cresciute tra le sirene.

Poi ci sono gli Houthi, che dal sud dello Yemen hanno lanciato droni e missili su Eilat e sul Mar Rosso con cadenza crescente, e c’è stato l’attacco diretto dell’Iran: tra il 13 e il 14 aprile 2024, oltre 350 droni e missili sono partiti da Teheran verso Israele, intercettati grazie alla cooperazione con Stati Uniti, Regno Unito e Giordania. È stato un attacco deliberato, rivendicato, mai punito.

Il 7 ottobre, poi, è arrivato il buco nero: più di 1.200 civili massacrati in un solo giorno, 3.000 feriti, bambini bruciati vivi, donne violentate, 250 ostaggi portati nei tunnel. Eppure, dopo mesi di guerra, dopo altri 10.000 razzi lanciati da Gaza, c’è ancora chi si permette di chiamare “escalation” la reazione israeliana ai droni iraniani.

Eppure è proprio così che viene raccontato. Come titola il Corriere della Sera: «Missili piovono sullo Stato ebraico. I jet colpiscono Teheran. Putin parla di ‘escalation pericolosa’ e si offre come mediatore». E Il Fatto Quotidiano rilancia: «Israele e Iran: razzi e accuse. USA e Russia: ‘Fermatevi’». Nessuna memoria degli attacchi subiti. Nessun contesto. Solo il mantra della paura che la guerra arrivi fino a noi.

Quello che Israele subisce non fa notizia. O meglio: non fa “morale”. L’escalation, a quanto pare, comincia quando il prezzo della benzina sale in Italia o in Europa. Quando si toccano i mercati, le ambasciate, i dossier sul nucleare. Fino a quel momento, i morti sono altri. Sono lontani. Sono prevedibili. Sono sacrificabili.

Questo è il privilegio bianco dell’opinione pubblica occidentale: accorgersi della guerra solo quando smette di essere un titolo e diventa un fastidio personale. Finché muoiono gli altri, si può anche fare filosofia. Ma se rischia di saltare un accordo con l’Iran, allora giù le mani, subito la pace, tutti al tavolo.

Si chiama cinismo morale, e si traveste da umanitarismo. È un mondo immorale che si nasconde dietro la parola più comoda di tutte: “escalation”. Perché invocare la de-escalation non costa nulla. La morale, invece, quella vera, chiede di distinguere. E scegliere. E rischiare.

Ma la stampa non sceglie, non distingue, non rischia. La stampa moraleggia. E come è noto, il moralismo è il contrario della morale.

La redazione di Free4Future

free4future

Add comment