
PREMESSA – IL RACCONTO DI CECILIA SALA
La giornalista Cecilia Sala ha diffuso una versione dei fatti sull’episodio di Sde Teiman (Israele) in cui presenta la generale Yifat Tomer-Yerushalmi come eroina morale che, per difendere la verità, avrebbe divulgato un video di torture e stupro compiuti da soldati israeliani contro un prigioniero palestinese.
L’intero racconto si fonda su due pilastri: l’autenticità del video e l’integrità della fonte che lo ha diffuso.
Le fonti ufficiali israeliane e internazionali dimostrano che entrambe le basi sono infondate.
PRIMA CHIAVE DI VOLTA – LA CONFESSIONE DELLA PORTAVOCE E L’INDAGINE
Secondo quanto riportato da Ynet News “‘This got out of control’: The confession that cracked the IDF’s leak scandal wide open” (2 novembre 2025), la svolta nell’indagine è arrivata da una confessione durante un test con il poligrafo (macchina della verità) condotto dallo Shin Bet su un’ufficiale dell’ufficio dell’Avvocatura militare, portavoce del reparto.
La giovane ufficiale ha ammesso di aver diffuso il video su ordine diretto della generale Tomer-Yerushalmi.
Un’informazione confermata anche dal Times of Israel, che in “Timeline of a scandal: The 17 months of the Sde Teiman abuse and video leak affair” (3 novembre 2025) colloca l’episodio al 29 ottobre 2025, precisando che l’ammissione della portavoce ha “spinto la polizia ad aprire un’indagine penale”.
Un secondo articolo del Times of Israel, “IDF’s former top lawyer said to have approved leak of abuse video in group chat” (3 novembre 2025), aggiunge che Tomer-Yerushalmi avrebbe approvato il leak in una chat WhatsApp scrivendo: “Now we’re taking this into our own hands.”
Il gruppo comprendeva sette ufficiali.
SECONDA CHIAVE DI VOLTA – LA MANIPOLAZIONE DEL VIDEO
Un’inchiesta di Ynet in lingua ebraica ha rivelato che il giornalista Guy Peleg di Channel 12 ha assemblato e montato il filmato unendo clip provenienti da giorni e incidenti diversi, creando una sequenza di nove secondi presentata come un unico evento.
- secondo i resoconti riassunti in inglese su X Peleg avrebbe ricevuto file separati dall’assistente del procuratore militare e li avrebbe uniti in un unico video, provenienti da episodi distinti.
link: qui - Il video trasmesso era composto da clip non correlate e mal etichettate, montate come se rappresentassero una sola scena continua.
link: qui - La sequenza da nove secondi, che ha generato un’ondata di scandalo mediatico è stata presentata come “prova dello stupro”, ma in realtà combina materiali di diversa origine, generando un’ondata di scandalo mediatico.
link: qui
Questi elementi indicano che il video trasmesso da Channel 12 — su cui si basa la narrazione di Cecilia Sala — non era un documento unico e lineare, ma una composizione giornalistica manipolata il cui impatto emotivo ha oscurato la reale provenienza delle immagini.
SEZIONE DI VERIFICA – AFFERMAZIONI E RISPOSTE
Potete trovare tutte le affermazioni di Cecilia Sala su questo post

Affermazione 1
“Nove soldati, che poi sono diventati cinque, vengono accusati di avere torturato e stuprato un detenuto palestinese.”
Risposta
Distorta e che cela un’insinuazione senza la verifica incrociata di più fonti.
1 – sono cinque i riservisti rinviati a giudizio nel febbraio 2025 per abuso e non per stupro. L’uso del termine “stupro” è sensazionalistico e non supportato da fonti ufficiali o da atti giudiziari “Secondo l’atto d’accusa, i cinque soldati hanno picchiato e aggredito selvaggiamente il prigioniero“
Nove erano invece gli iniziali sospettati
La confusione nasce da una affermazione della BBC “at least nine Israeli soldiers at the base are accused“
2 – Le accuse formali ai cinque riservisti non parlano di “stupro”, ma di “aggravated abuse and causing serious bodily harm” e di signs of serious abuse, including to his anus, in accordo con la BBC e il Times of Israel
Il video, trasmesso da un canale israeliano nell’agosto 2024, mostra percosse e ferite gravi subite da un detenuto palestinese. Tuttavia, la scarsissima qualità del video rende difficile dimostrare la violenza sessuale esplicita. Inoltre, il video è il risultato di una serie di tagli e di spezzoni di video registrati in più giorni. Senza negare episodi delittuosi, rimane una fonte non del tutto attendibile. Un’analisi sulla manipolazione del video si trova a questo link
Affermazione 2
“La polizia militare va ad arrestarli e i loro commilitoni scatenano una sommossa dentro la base per impedirlo. Disobbediscono agli ordini, picchiano i loro colleghi che vogliono far rispettare la legge.”
Risposta
Falsa. La sommossa non è avvenuta “dentro” la base, ma all’esterno. Come riportato da BBC e Times of Israel (VIDEO)
I manifestanti di estrema destra – tra cui anche parlamentari della coalizione di governo – hanno forzato l’ingresso nella base di Sde Teiman in segno di protesta contro gli arresti dei riservisti. Non esistono prove o cronache di “disobbedienza militare interna” o di “colleghi picchiati”: l’episodio è stato una protesta politica, non una rivolta armata interna all’esercito.
Affermazione 3
“È a questo punto della storia che la generale di Divisione Tomer-Yerushalmi passa il filmato dello stupro a una rete televisiva, Canale 12.”
Risposta
Scorretta. Il leak del video non avvenne “in diretta reazione” agli arresti, ma settimane dopo, nell’agosto 2024. Infatti, il ricovero del detenuto di Sde Teiman è avvenuto il 5 luglio 2024. Secondo la BBC e il Times of Israel Yifat Tomer-Yerushalmi, allora capo dell’Avvocatura militare, ha ammesso di aver autorizzato la diffusione di un estratto per contrastare “propaganda falsa contro le autorità legali dell’esercito”.
Non è possibile individuare nel video incriminato uno “stupro” esplicito: il filmato, di bassissima qualità, mostra sì abusi e un atto di violenza grave, ma il termine “stupro” è una forzatura giornalistica. (Manipolazione del video di Sde Teiman, già inserito sopra).
Affermazione 4
“In diretta tv il giornalista spiega che il prigioniero palestinese bendato è stato preso a calci. Spiega che gli hanno rotto le costole. Gli hanno scatenato contro un cane lupo. Gli hanno messo in bocca il manganello e lo hanno sodomizzato con un oggetto affilato.”
Risposta
In parte falsa. A causa della scarsissima qualità del video, non è possibile rilevare la presenza di un “manganello in bocca” al detenuto. Il filmato, ripreso dalle telecamere di sorveglianza, mostra soldati che circondano il detenuto dietro scudi antisommossa e lo colpiscono. La BBC afferma “he was allegedly beaten and stabbed in the rectum with a sharp object” ma anche il Times of Israel .
Nessuna prova visiva o verbale delle altre descrizioni. Sala unisce in un’unica narrazione accuse e voci non confermate, presentandole come fatti.
Affermazione 5
“La settimana scorsa Tomer-Yerushalmi è stata spinta a dimettersi dal ministro della Difesa. Poi ha lasciato un biglietto alla famiglia ed è sparita. La sua auto è stata ritrovata vuota, con il motore ancora acceso. Le ipotesi erano due: il suicidio o la fuga.”
Risposta
Solo in parte vera e raccontata in modo forzatamente drammatico. Secondo il Times of Israel, Tomer-Yerushalmi si è dimessa volontariamente assumendosi la responsabilità del leak. “Mi assumo la piena responsabilità di qualsiasi materiale rilasciato ai media dall’interno dell’unità”, ha affermato, aggiungendo che “da questa responsabilità deriva anche la mia decisione di concludere il mio mandato di avvocato generale militare”
È stata poi dichiarata momentaneamente scomparsa, cercata dalla polizia “in un’area costiera a nord di Tel Aviv”, ritrovata viva e in buona salute. Il “biglietto” era rivolto alla famiglia mentre il “suicidio” è rimasto un’ipotesi giornalistica
Affermazione 6
“Infine è riapparsa, ma senza il suo smartphone. E, ieri, è stata arrestata.”
Risposta
Sostanzialmente corretta ma presentata senza contesto. Il Times of Israel conferma che dopo essere stata ritrovata, Tomer-Yerushalmi è stata posta sotto custodia cautelare. Non per i contenuti del video, quali “torture” o presunti “stupri”, ma per frode, abuso di fiducia, abuso d’ufficio, ostruzione alla giustizia e divulgazione di informazioni ufficiali da parte di un pubblico ufficiale, legati alla diffusione non autorizzata del filmato
Inizialmente l’indagine era stata affidata all’ufficio della Yerushalmi, che a quanto pare indagava su se stessa.






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