Gli ayatollah sono regresso. Se poi li scegli contro Israele, è doppio regresso.
Diritti civili, libertà di espressione, autodeterminazione femminile, laicità dello Stato: è su queste basi che la sinistra ha fondato la propria identità moderna. Eppure oggi, di fronte al regime iraniano, una parte della sinistra politica e culturale sceglie di voltarsi dall’altra parte.
Lo fa non per ignoranza, ma per convenienza: perché l’Iran è il nemico di Israele, e questo basta a renderlo tollerabile.
È il paradosso di un’ideologia che si è svuotata di sostanza e si è riempita di un solo riflesso automatico: attaccare Israele. Anche a costo di legittimare i teocrati. È questo il doppio regresso: rinunciare al progresso per legarsi al fondamentalismo, in nome dell’ossessione anti-israeliana.
L’Iran non è più il problema. È un alleato simbolico.
Nella rassegna stampa del 20 giugno 2025, il regime iraniano non appare mai per ciò che è. Non è l’Iran che reprime le proteste delle donne, impone la shari’a, censura la stampa e finanzia gruppi armati. È invece una potenza “razionale”, che “reagisce” agli eccessi israeliani.
“L’aggressione a tutta potenza di Israele per primo ha portato alla reazione di Teheran”
(Domani, 20 giugno 2025)
“L’Iran accusa l’Aiea di aver fornito il casus belli a Tel Aviv”
(Domani, 20 giugno 2025)
In queste righe non c’è una parola sulla teocrazia, sui diritti calpestati, sulla repressione degli oppositori. Il lessico dei diritti scompare. E al suo posto resta solo la logica binaria: Israele provoca, l’Iran risponde.
Le parole dimenticate: donne, diritti, libertà
Dov’è finita la sinistra delle “donne, vita, libertà”? La stessa che aveva celebrato Mahsa Amini come simbolo universale?
Nel dibattito di oggi, la repressione interna iraniana è diventata un dettaglio secondario, oscurato dall’obiettivo principale: accusare Israele. Nessuno degli editoriali o articoli pubblicati il 20 giugno 2025 nomina i diritti delle donne in Iran. Nessuno ricorda che il velo è obbligatorio per legge, che la polizia morale è ancora attiva, che centinaia di attiviste sono imprigionate.
Eppure, tutto questo era noto. Ma non è utile alla narrazione, quindi viene rimosso.
Il grido feroce della sinistra politica
La sinistra istituzionale italiana va persino oltre:
Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle, M5S): “Dopo il genocidio contro i palestinesi, ora l’attacco all’Iran: qualcuno ha intenzione di fermare il criminale Netanyahu?”
Nessuna menzione del ruolo iraniano. Nessun riferimento al sostegno ai gruppi armati. Nessuna parola sul raggiungimento e superamento della soglia di di arricchimento militare. E in più il la accusa di “genocidio”, che è persino più di una calunnia antisemita, è persino peggio della riproposizione dell’accusa del sangue. È il cuore feroce, discriminante e disumanizzante del progetto di sterminio ripartito il 7 ottobre. Isolare per attaccare, e se possibile uccidere, come nei piani a cui Israele ha messo, per ora almeno, fine.
Può bastare per capire il clima di unità intorno agli ayatollah e al loro progetto di distruzione. Il resto è rumore di fondo.
Il doppio regresso
Una sinistra che sceglie gli ayatollah per attaccare Israele non è più una sinistra di progresso. È un razzo iraniano, che precipita nel buio, all’indietro.
È una macchina simbolica che ha perso il proprio centro. Ha dimenticato le sue battaglie storiche e anzi ci galoppa contro in un’ultima carica fatta di turbanti, forche, donne violate, impiccagioni quotidiane.
È complicità con l’antisemitismo, antisemitismo che pretende lo sterminio, e che sta immolando quel che resta di un grande paese del Medio Oriente sull’altare di un’utopia nichilista e reazionaria. Israele la sta respingendo, la sinistra italiana non riesce a resistergli.
È più di un tragico errore, è un crimine contro la propria stessa ragione di esistere.
La Redazione di Free4Future






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