Come si costruisce una bugia diplomatica con due verbi sbagliati.
La narrazione rovesciata
“Hamas apre alla tregua. Israele dice no.”
È il messaggio trasversale pubblicato da almeno quattro testate italiane il 1° giugno 2025.
La Stampa lo titola in prima pagina, chiaro e diretto.
Repubblica parla di “apertura di Hamas” e “attacco di Netanyahu all’Iran”.
Domani definisce la risposta di Hamas “un rilancio positivo”.
Avvenire descrive l’impasse come frutto di “muro contro muro”, oscurando le responsabilità reali.
Non una svista. Un ribaltamento sistematico della realtà. Perché i fatti – pubblici, verificabili, dichiarati – raccontano esattamente il contrario.
✅ Il fatto vero
Israele ha accettato la proposta USA per una tregua di 60 giorni con rilascio degli ostaggi.
Hamas ha rilanciato con condizioni nuove e incompatibili:
cessate il fuoco di 7 anni,
rilascio in 5 fasi dilazionate, comprese salme,
ritiro totale di Israele da Gaza,
eliminazione del sistema GHF per la distribuzione degli aiuti.
L’inviato americano Steve Witkoff ha dichiarato:
“Una risposta inaccettabile che ci riporta solo indietro.”
Nessuna apertura, nessuna trattativa. Solo un modo elegante per dire no.
🧠 Il problema reale
Quando La Stampa, Repubblica, Domani e Avvenire raccontano che Hamas “apre alla tregua” e che Israele “dice no”, non stanno informando: stanno manipolando.
Non si tratta di sfumature, ma di rovesciamento semantico e morale.
Il sabotaggio diventa disponibilità.
L’accettazione diventa ostinazione.
Il lettore, privato del contesto e delle parole vere, finisce per credere che chi blocca la pace sia Israele.
Una distorsione perfetta. Ma anche perfettamente smascherabile.






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