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Kefiah un simbolo poco palestinese

Kefiah: un simbolo palestinese molto poco palestinese

Da che mondo è mondo ogni rivoluzione ha avuto bisogno di un simbolo. Inventato ex novo, mediato dal passato, purché sia coerente. Forse.

Da che mondo è mondo ogni rivoluzione ha avuto bisogno di un simbolo. Inventato ex novo, mediato dal passato, purché sia coerente. Forse.

Ah, la kefiah – quell’iconica sciarpa a scacchi bianchi e neri che è diventata sinonimo di identità e resistenza della Palestina. È ovunque in questi giorni, dai campus universitari alle marce di protesta, indossata con orgoglio dai sostenitori più o meno bellicosi della causa palestinese. Ma quanto sanno gli indossatori di questo iconico indumento sulle sue reali origini? Una chicca: questo presunto simbolo palestinese per eccellenza ha a che fare con la Palestina quanto la pizza con la Cina.

Ah, tanto per gradire, il suddetto tessuto con il disegno di una rete sumerica, è per la maggior parte made in China. Coerenza prima di tutto.

Le origini 

Cominciamo dall’inizio, d’accordo? La kefiah nasce molto prosaicamente come pratico copricapo indossato dai nomadi beduini in tutto il Medio Oriente. Il suo nome viene da Kufa, una città irachena, decisamente lontana dalla Palestina. La preoccupazione precipua degli uomini del deserto non era  fare dichiarazioni politiche; ben più importante per loro era tenere il sole e la sabbia lontani dai loro volti. 

Ma anche gli ebrei usavano una quadrato di tessuto molto simile, il sudra. Come la kefiah, si trattava di un pezzo di stoffa indossato sulla testa per proteggersi dalle intemperie e come simbolo di dignità. 

E qui la cosa si fa interessante. Nel corso del tempo, quando gli ebrei si sono dispersi in tutto il mondo, il sudra ha subito un drastico cambiamento. Si è rimpicciolito sempre di più fino a diventare la kippah come la conosciamo oggi. 

Ma arriviamo al secolo scorso. All’inizio del XX secolo, contadini e agricoltori palestinesi indossano il tradizionale copricapo arabo bianco, non la kefiah. Nessun simbolismo. Ma il “carico” politico si  sta avvicinando.

La dichiarazione di moda di Arafat

Naturalmente, non possiamo parlare della kefiah senza menzionare il suo più famoso indossatore: Yasser Arafat. Questo leader palestinese di stirpe egiziana, nato in Egitto e in quei luoghi cresciuto, ha fatto della kefiah il suo marchio personale. Perché niente dice “autentica leadership palestinese” di un egiziano che gioca a travestirsi.

Per rendere ancora più palestinese questo simbolo, basti ricordare che nei primi tempi dell’insediamento sionista in Palestina, gli immigrati ebrei erano propensi ad adottare l’abbigliamento locale, tra cui proprio la kefiah. 

Un simbolo camaleontico

Negli anni ’60 e ’70 è stata associata al nazionalismo e alla resistenza palestinese. Colori diversi sono arrivati a rappresentare diverse fazioni politiche. Bianco e nero per Fatah, rosso e bianco per i marxisti. Perché niente dice “causa unita” come le divisioni ideologiche codificate per colore.

Negli ultimi decenni, la kefiah ha superato le sue radici mediorientali per diventare un simbolo globale di solidarietà con i palestinesi. È stata avvistata sulle passerelle, nei video musicali e nelle proteste di tutto il mondo. A quanto pare, niente dice “sostengo la Palestina” come indossare una sciarpa di origine beduina resa popolare da un egiziano.

Conclusione: Un simbolo di… qualcosa

Ecco, quindi, come stanno le cose. La kefiah: una necessità beduina, adottata da un leader egiziano, un tempo indossata dai coloni ebrei e ora simbolo globale dell’identità palestinese. È una sciarpa che è intessuta di  molte cose, non palestinesi, un tessuto che intreccia un arazzo di ironie storiche.

Tutto sommato forse la kefiah è il simbolo perfetto per la causa palestinese: un mosaico di influenze, reimmaginato e riproposto nel tempo, le cui vere origini si perdono nelle sabbie della storia e nella nebbia delle narrazioni politiche. 

Ma non lasciamo che i fatti storici ostacolino un buon simbolo, no? Dopo tutto, nel mondo della politica internazionale, la percezione è la realtà. E se avvolgere una sciarpa intorno al collo fa sentire uno stuolo di scarsi conoscitori della storia come paladini della giustizia, chi siamo noi per smontare questa confortante illusione? Come diceva il vecchio adagio? La ragione si dà…

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