Un supermercato. Ecco il vero nemico dell’umanità. Non le corporazioni che producono microchip per missili, non i colossi petroliferi che trasformano l’Artico in una piscina tropicale, ma un supermercato. Una logica impeccabile degna di un triplo salto mortale.

Ecco la nuova crociata del glorioso movimento BDS. Sempre pronto a salvare il mondo un supermercato alla volta. Perché concentrarsi su questioni banali come la crisi alimentare in Darfur o il cambiamento climatico quando puoi dedicarti all’eroica missione di boicottare il reparto frutta e verdura di Carrefour? A tutto vantaggio di altri colossi della grande distribuzione peraltro.
Un perfetto target
Il segreto di un target perfetto risiede nello scegliere l’obiettivo più irrilevante possibile.
Orde di attivisti che assaltano i carrelli della spesa, armati di volantini e slogan contro i cetrioli israeliani. “Giù le mani da quell’hummus!”, gridano, mentre si lanciano, sprezzanti del pericolo, verso gli scaffali dei prodotti incriminati.
Ma non fatevi ingannare dalla apparente futilità di questa crociata contro i formaggi sionisti. Il BDS ha un piano geniale: colpire al cuore l’economia israeliana privandola dei proventi della vendita di falafel surgelati nei supermercati francesi.
E’ lecito domandarsi perché questi illuminati personaggi non si concentrino su aziende ben più grandi e influenti che fanno affari con regimi oppressivi in tutto il mondo. Ma una azione siffatta richiederebbe uno sforzo di pensiero e un’organizzazione che va ben oltre il distribuire volantini davanti al Carrefour sotto casa. Meglio prendersela con i poveri commessi che cercano solo di arrivare a fine mese.
Qualche incongruenza qua e là
Al centro del mirino BDS ha posto sei start-up israeliane di AI e cybersecurity. Ma sono decenni che Meta raccoglie più dati personali di Philip e Google sa quando andiamo in bagno prima ancora che ci venga voglia, senza che BDS batta ciglio. Ma è quella app israeliana che serve a organizzare gli scaffali del supermercato che dobbiamo temere sopra ogni cosa.
Uno dei punti dirimenti di questa chiamata all’azione della gloriosa organizzazione è la provenienza di alcuni prodotti da luoghi che definiscono “colonia illegale”.
Il luogo incriminato è Modi’in-Maccabim-Re’ut. Curiosamente, la città si trova sulla linea verde del ’67 e ha uno status legale differente dalle colonie in Cisgiordania. Geografia creativa…
La loro lista delle priorità sulla lotta non violenta pare essere la seguente:
1. Boicottare i cetrioli in salamoia di provenienza sospetta
2. Ignorare completamente i giganti tech che vendono tecnologia di sorveglianza a regimi totalitari
3. Organizzare sit-in davanti al reparto formaggi
4. Dimenticare l’esistenza delle corporation che gestiscono l’intero sistema finanziario globale
E la lotta senza quartiere è servita.
D’ora in poi ogni volta che passerete davanti ad un Carrefour e guarderete un carrello abbandonato sappiate che non è un innocuo veicolo per contenere la spesa, ma è un simbolo di resistenza. O forse è solo un carrello dimenticato da qualcuno troppo pigro per riportarlo al suo posto. La differenza, a questo punto, è puramente accademica.
*Prossimamente: Come salvare gli orsi polari boicottando il gelato alla vaniglia.*
Questi sono pazzi . Non sapevo che Carrefour avesse prodotti israeliani. Adesso che lo so cercherò il Carrefour più vicino e comprerò lì
Compro già i medicinali co marchio israeliano che non scrivo per non farlo sapere agli odiatori